La Malvasia delle Lipari


La Malvasia delle Lipari

Una terra circondata da ogni parte dal mare; dominata da un Vulcano; inondata di sole, battuta dal vento, cosa può dare?
Sapore.
Il mistero del sapore racchiuso in un cristallo di sale.
Oppure il dolce di una goccia di succo di uva appassito al sole.

“La storia della mia Malvasia è legata indissolubilmente a un’isola, Vulcano, ed è legata al mio amore per la terra e alla speranza di vita e di rinascita legata all’agricoltura.”

Così Paola Lantieri parla del vino dolce che produce a Vulcano, nelle isole Eolie. La Malvasia è proprio il vino dolce delle Lipari, ottenuto dall’uva di un vitigno tipico di questo arcipelago e, proprio a Vulcano, fino agli anni ’70 la Malvasia era coltivata dappertutto: attorno al paese e nei giardini delle case dei suoi abitanti, che erano agricoltori, molto più che pescatori.

“Ancora fino agli anni ’70,

continua Paola,

quasi ogni centimetro dell’isola era coltivato e il giardino dietro il Faro di Gelso di uno splendore mozzafiato: c’era la più bella campagna mai vista, ricca di frutta, di uva, di frumento. Potevo assaggiare la Malvasia dell’isola quasi in ogni casa perché tutti ne avevano qualche filare e con l’avanzare dell’estate si potevano vedere i suoi grappoli stesi ad asciugare al sole.

Paola Lantieri, quell’Isola con tanta campagna e poco turismo ce l’ha scolpita nella memoria: l’ha vissuta in prima persona frequentando l’isola con la famiglia fin da bambina e poi sentita raccontare tante volte dagli abitanti del Piano.

E proprio per questo ha deciso, pochi anni fa, di acquistare proprio qui, giù dal Piano, da quella parte dell’Isola che quasi nessuno abitava più, una casa, una masseria abbandonata . La Casa Rosa è tornata a vivere e Paola vi ha voluto riportare la vite, reimpiantando i vitigni autoctoni di Malvasia nei 5 ettari di terreno che degradano sul mare.

“Nel 2003 ho deciso di reimpiantare ex novo Malvasia e Corinto nero in una località da sempre vocata alla coltivazione di uva, Punta dell’Ufala a Gelso. Nella parte più incontaminata e selvaggia di Vulcano, nelle Isole Eolie, produco il mio vino, un Passito di Malvasia delle Lipari. Un fondo di circa 8 ettari, coltivati 5, anzi strappati alle canne e alle ginestre che dominano nella vallata.”

“Lontano dai bagni di fango e dalla scalata al cratere, la mia vigna fa commuovere i Vulcanari che in estate tornano dall’Australia e mi chiedono di scendere a mare, dove da bambini raccoglievano le ufale, le patelle nel dialetto eoliano, e mi raccontano di come tutta la vallata, fino agli anni ‘50 fosse coltivata a passolina, malvasia, capperi, frutta.
Dal desiderio di restituire all’isola la sua identità di terra coltivata con tenacia e fatica, è nata la mia Malvasia, la prima Malvasia DOC dell’isola di Vulcano, anch’essa risultato di tenacia e di fatica.”

 

La scelta di Paola di recuperare una coltura e dei vitigni della tradizione non poteva che portare ad una ricerca di una tecnica di coltivazione rispettosa della terra. Di questa terra: aspra, arida, dura, apparentemente poco generosa, e per questo capace di sapori, aromi e profuni irripetibili. Una coltivazione senza chimica e senza pesticidi e quindi con una resa bassa.

“La terra è sabbia, nera e vulcanica, molto sciolta, una sabbia finissima che al primo alito di vento resta attaccata agli acini e conferisce al mio vino quella rudezza e quel sentore minerale che lo rendono così chiaramente riconoscibile.

 

Faccio il sovescio e non uso concimi chimici, perché rispetto una terra che non ne ha mai ricevuto.

Vendemmio a fine agosto, e l’uva, carica del sole dell’estate, viene stesa sui cannizzi, dove resta per due settimane, passando dal giallo oro al giallo brunito.

Un vino fatto seguendo pressoché alla lettera quello che Esiodo descriveva già nell’ VIII secolo a.C.

Vinifico solo l’uva che produco, ogni annata è inevitabilmente diversa dall’altra così come ogni stagione è diversa dall’altra. Proprio per questo la produzione è piccolissima, solo 25-30 quintali per ettaro e con una resa minima dovuta all’appassimento al sole delle uve e al fatto che acqua non ce n’è neanche di soccorso.”

La produzione varia secondo le annate, soltanto circa 6000 bottiglie per anno, di un Passito di Malvasia delle Lipari color oro ambrato, in cui la dolcezza del sole isolano si stempera con la mineralità del terreno vulcanico e acquista vigore per la sapidità del mare. Di un vino dolce e straordinario che in un sorso raccoglie tutto il profumo e il sapore dell’estate isolana.

Un vino rispettoso della natura, diverso.
Un vino per pensare.

Quasi tutte le foto sono della famiglia Lantieri.
Per il paesaggio di copertina dal Vulcano, Paola Lantieri con la sua Malvasia,  il grappolo di Malvasia con la casa rosa sullo sfondo ed il vigneto estivo di chiusura, si ringrazia @EdoardoGenovaPhotography

 

La scheda tecnica della Malvasia  delle Lipari  Lantieri

DOC PASSITO

LA VITICOLTURA

Nome della contrada: Punta dell’Ufala, contrada Gelso, Isola di Vulcano (Isole Eolie ME)

Suolo: vulcanico, molto sciolto, a netta prevalenza silicea

Esposizione dei filari: sud sud-est

Altitudine: 20/160 metri

Vitigni: Malvasia delle Lipari 95% Corinto nero 5%

Portainnesti: 779 Paulsen, 420A

Forma di allevamento: guyot

Età media delle viti: 10-14 anni

Densità d’impianto (ceppi/ha): 4000-4500

Produzione per ceppo (kg/pianta): 1 kg o meno

Produzione per ettaro (q/ha): 25/28 quintali

Trattamenti: poltiglia bordolese ogni 20 giorni circa da aprile in poi

Fertilizzanti: sovescio e concimi naturali (letame maturo)

Data inizio vendemmia: ultima settimana di agosto/ prima di settembre

Modalità di vendemmia: manuale su cassette

Utilizzo di uve acquistate: no

Certificazione: DOC Malvasia delle Lipari Passito

Eventuali notizie aggiuntive inerenti la viticoltura: appassimento al sole su tradizionali cannizzi per un terzo circa, appassimento in pianta per il resto, coltivazione in Biodinamica non certificata

L’ENOLOGIA

Modalità di diraspatura e pigiatura: diraspatura meccanica

Modalità di pressatura: pressa morbida con pressa orizzontale a dischi

Vinificatori in (materiale): acciaio

Macerazione: maacerazione temperatura controllata

Utilizzo di lieviti selezionati: NO

Metodologia di stabilizzazione: Anidride solforosa

Filtraggio:5-8 micron

Affinamento in acciaio: 10 mesi

Eventuale affinamento in botte o barrique: NO

Eventuale affinamento in bottiglia (durata): minimo 6 mesi”

Resa uva: 40-44%

Numero di bottiglie prodotte: 6000 circa

Tipologia bottiglia: bordolese troncoconica 500 ml

Tappo: sughero

LE CARATTERISTICHE

Titolo alcolometrico: 15,50- 16,50%

Anidride solforosa libera: 20-30 mg/l

Anidride solforosa totale: 90- 120mg/l

Zuccheri riduttori: 110-135 gr/l

DESCRIZIONE ORGANOLETTICA

Giallo ambrato, leggermente torbido.

Al naso sentori di albicocca secca e fichi maturi, al palato fichi secchi intensi, uva passa, finale prolungato con accenni di caffe’ tostato.

ABBINAMENTO

Tutti i dolci di mandorla secondo tradizione, formaggi duri stagionati.

Nessun abbinamento, tipico vino da meditazione